Grazie mille per queste notizie.Silano ha scritto: ↑sab 07 ago, 2021 20:39Il metallo utilizzato nella Magna Grecia proveniva sicuramente dall'area mineraria di Longobucco. Almeno per quanto riguarda i solfuri. Forse anche l'oro. Il ferro veniva in gran parte dal reggino e probabilmente anche dalla SilaAndrea_Montanaro ha scritto: ↑lun 28 dic, 2020 15:47
No, questo tipo di studio non è ancora diffuso, per cui ci si sofferma sull'analisi delle varianti formali per individuare alcune tipologie e le officine.
Ad esempio i cosiddetti elmi apulo-corinzi inizialmente sono stati prodotti nelle officine magnogreche poi anche nei siti italici (Canosa o Ruvo di Puglia), per soddisfare le richieste delle aristocrazie indigene. La Calabria potrebbe aver fornito il metallo dato che anticamente le miniere di Temesa erano famose. Ma al momento non ci sono analisi certe al riguardo.
Gli elmi corinzi sono stati prima importanti dalla Grecia, poi prodotti in Italia.
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Re: Foto in libertà 2
<<In un sepolcro qui rinvenuto nell’ottobre ci si presenta il più sorprendente spettacolo. Venti palmi profonda si rinvenne la tomba di un distinto eroe di quei tempi, situata su di un’altra. Il sepolcro era di figura rettangolare ed era formato di grandi pezzi di tufo. In questo sepolcro si trovarono prescindendo dagli altri bellissimi oggetti una corazza enea lavorata con la più bella eleganza, coll’eleganza della corazza di Achille; un’altra di legno che i Sali dell’humo hanno conservato con un principio di lapidificazione, e l’impressione di una terza nel terreno, della quale mi disse il prelato Canonico d’aver trovato la forma di un panno…. Un elmo di bello stile greco semisferico, tutto lavorato a cesello in varie parti; questo fu rinvenuto sul teschio dell’eroe che se n’era servito: il medesimo è in qualche parte frammentato.
In mezzo alle gambe dell’estinto vi era un vaso simile al ramo-cedro, a cui i periti dell’arte non seppero dare il preciso nome del metallo. Presentava la forma di una campana, alto tre palmi circa, cinque di circonferenza, ed uno e mezzo di diametro. Due manichi sorgevano dal corpo del vaso, e si levavano quattro dita insù dell’orlo, i quali presentavano due mascheroni, che avevano per gambe a rilievo due serpi ritorti all’infuori. Al di dentro di questo vaso vi erano due orciuoli della capacità di una caraffa.
Intorno intorno al di dentro del sepolcro vi erano nove elmi di bronzo. Su alcuni di questi elmi si osservavano come due corna di cervo dell’istesso bronzo elevate otto dita; vi erano ancora nove cinture….., nova paia di gambali….., due bracciali detti BRAXOINOION, tre mascheroni di bronzo con gli occhi, e la lingua in avorio uscita in fuori, che serviva a difendere il petto.
Vi si rinvennero ancora tre campanelli simili a quelli che portano le mule sospesi al collo; un candelabro a quattro lumi di bronzo, ed ogni lumiero presentava la testa di un leone; ed una gran conca di bronzo, con altri vasellini di finissima argilla di color nero senza alcuna dipintura. Attirò l’ammirazione di non pochi una testa di Giano quadrifronte della grandezza di un uovo, formata di quattro o cinque sfogli di un metallo simile alla pastiglia del Lapis senza copertura, ed era indorata di finissimo oro. Si estrassero da questo sepolcro istesso non pochi rottami di aste, di giavellotti, di scudi, e di usberghi tutti logorati dal tempo edace>>.
In mezzo alle gambe dell’estinto vi era un vaso simile al ramo-cedro, a cui i periti dell’arte non seppero dare il preciso nome del metallo. Presentava la forma di una campana, alto tre palmi circa, cinque di circonferenza, ed uno e mezzo di diametro. Due manichi sorgevano dal corpo del vaso, e si levavano quattro dita insù dell’orlo, i quali presentavano due mascheroni, che avevano per gambe a rilievo due serpi ritorti all’infuori. Al di dentro di questo vaso vi erano due orciuoli della capacità di una caraffa.
Intorno intorno al di dentro del sepolcro vi erano nove elmi di bronzo. Su alcuni di questi elmi si osservavano come due corna di cervo dell’istesso bronzo elevate otto dita; vi erano ancora nove cinture….., nova paia di gambali….., due bracciali detti BRAXOINOION, tre mascheroni di bronzo con gli occhi, e la lingua in avorio uscita in fuori, che serviva a difendere il petto.
Vi si rinvennero ancora tre campanelli simili a quelli che portano le mule sospesi al collo; un candelabro a quattro lumi di bronzo, ed ogni lumiero presentava la testa di un leone; ed una gran conca di bronzo, con altri vasellini di finissima argilla di color nero senza alcuna dipintura. Attirò l’ammirazione di non pochi una testa di Giano quadrifronte della grandezza di un uovo, formata di quattro o cinque sfogli di un metallo simile alla pastiglia del Lapis senza copertura, ed era indorata di finissimo oro. Si estrassero da questo sepolcro istesso non pochi rottami di aste, di giavellotti, di scudi, e di usberghi tutti logorati dal tempo edace>>.
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Re: Foto in libertà 2
Il passo riportato proviene da un manoscritto del 1836 che ho ritrovato in una biblioteca che racconta delle più importanti scoperte archeologiche effettuate a Ruvo di Puglia. Il passo in questione si riferisce alla scoperta nel 1833 di una tomba straordinaria appartenuta ad un individuo di altissimo rango. Continuando le ricerche ho trovato altri documenti di archivio dell'epoca conservati a Bari, Napoli, Roma e Londra. Ho così incrociato i dati e le notizie, arrivando a ricomporre almeno in parte il contesto, riconoscendo i reperti più importanti. Gli oggetti minori erano descritti in maniera sommaria e quindi è stato impossibile riconoscerli. Una ricerca durata almeno dieci anni.,
La sepoltura ha restituito i resti di un condottiero aristocratico rivestito della sua armatura (si conserva l'elmo oggi a Napoli); tra le sue gambe era posto un grande cratere in bronzo (oggi conservato a Monaco di Baviera); intorno a lui vi erano ben nove panoplie (formate da elmo, cinturone, e schinieri). Tra gli altri oggetti uno scettro in argento dorato raffigurante sulla sommità la testa di Eracle gianiforme (oggi a Londra), finimenti equini in bronzo (frontali e pettorali) per tre cavalli e resti di un carro (una triga), in parte conservati a Napoli. Il corredo fu smembrato al momento del ritrovamento e se parte degli oggetti fi acquistata dal museo di Napoli, altri furono immessi nel commercio antiquario napoletano e furono venduti ai musei stranieri.
Chi era questo personaggio di grande importanza? Ho un'ipotesi. Potrebbe trattarsi di un condottiero etrusco reduce dalla guerra di Cuma del 524 a.C., nella quale gli Etruschi dell'Adriatico (Spina), Umbri, Celti, Dauni e altre popolazioni italiche attaccarono Cuma, venendo tuttavia sconfitti. In quella fase Ruvo apparteneva alla Daunia e intratteneva rapporti strettissimi con gli Etruschi. Perchè è un etrusco? Il rituale funerario, ossia la deposizione in posizione supina e distesa, era estraneo a quello praticato dalle genti indigene della Puglia (che seppellivano i loro defunti in posizione fetale, rannicchiata su un fianco) e la presenza della triga. Quest'ultima infatti è nota solo nella Roma di epoca arcaica al tempo della dominazione etrusca (vi era il Trigarium dove si svolgeva la corsa delle trighe).
Alcune immagini dei reperti:
1) Cratere in bronzo di importazione corinzia alto cm 72 (Museo di Monaco di Baviera).
2) Decorazione in bronzo con inserti in avorio e pasta vitrea per il petto del cavallo, raffigurante una testa di Gorgone (Museo di Napoli).
3) Decorazione in bronzo per la fronte del cavallo, raffigurante una testa elmata (Museo di Napoli).
4) Elmo corinzio in bronzo ancora indossato dal defunto al momento della scoperta (Museo di Napoli).
I reperti napoletani sono finalmente esposti dopo quasi vent'anni di oblio nella sala dedicata alla scoperte di Ruvo di Puglia nelle collezioni della Magna Grecia del Museo di Napoli. Hanno sfruttato i miei studi su Ruvo per questi e per altri reperti esposti provenienti da altri rinvenimenti dell'epoca sempre a Ruvo.
Spero di non avervi annoiato nel raccontarvi questa avventura.
La sepoltura ha restituito i resti di un condottiero aristocratico rivestito della sua armatura (si conserva l'elmo oggi a Napoli); tra le sue gambe era posto un grande cratere in bronzo (oggi conservato a Monaco di Baviera); intorno a lui vi erano ben nove panoplie (formate da elmo, cinturone, e schinieri). Tra gli altri oggetti uno scettro in argento dorato raffigurante sulla sommità la testa di Eracle gianiforme (oggi a Londra), finimenti equini in bronzo (frontali e pettorali) per tre cavalli e resti di un carro (una triga), in parte conservati a Napoli. Il corredo fu smembrato al momento del ritrovamento e se parte degli oggetti fi acquistata dal museo di Napoli, altri furono immessi nel commercio antiquario napoletano e furono venduti ai musei stranieri.
Chi era questo personaggio di grande importanza? Ho un'ipotesi. Potrebbe trattarsi di un condottiero etrusco reduce dalla guerra di Cuma del 524 a.C., nella quale gli Etruschi dell'Adriatico (Spina), Umbri, Celti, Dauni e altre popolazioni italiche attaccarono Cuma, venendo tuttavia sconfitti. In quella fase Ruvo apparteneva alla Daunia e intratteneva rapporti strettissimi con gli Etruschi. Perchè è un etrusco? Il rituale funerario, ossia la deposizione in posizione supina e distesa, era estraneo a quello praticato dalle genti indigene della Puglia (che seppellivano i loro defunti in posizione fetale, rannicchiata su un fianco) e la presenza della triga. Quest'ultima infatti è nota solo nella Roma di epoca arcaica al tempo della dominazione etrusca (vi era il Trigarium dove si svolgeva la corsa delle trighe).
Alcune immagini dei reperti:
1) Cratere in bronzo di importazione corinzia alto cm 72 (Museo di Monaco di Baviera).
2) Decorazione in bronzo con inserti in avorio e pasta vitrea per il petto del cavallo, raffigurante una testa di Gorgone (Museo di Napoli).
3) Decorazione in bronzo per la fronte del cavallo, raffigurante una testa elmata (Museo di Napoli).
4) Elmo corinzio in bronzo ancora indossato dal defunto al momento della scoperta (Museo di Napoli).
I reperti napoletani sono finalmente esposti dopo quasi vent'anni di oblio nella sala dedicata alla scoperte di Ruvo di Puglia nelle collezioni della Magna Grecia del Museo di Napoli. Hanno sfruttato i miei studi su Ruvo per questi e per altri reperti esposti provenienti da altri rinvenimenti dell'epoca sempre a Ruvo.
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Bellissimo, bravo Andrea.
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Re: Foto in libertà 2
Grande Andre. Mi costringi a ritornare al MAN per vedere con altro occhio questi reperti oltre che ammirare la mostra sui gladiatori.
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Caro Massimo,Massimo Russo ha scritto: ↑lun 23 ago, 2021 11:20Grande Andre. Mi costringi a ritornare al MAN per vedere con altro occhio questi reperti oltre che ammirare la mostra sui gladiatori.
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non fa male ritornare al Museo, anzi fa bene alla mente....
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Re: Foto in libertà 2
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Re: Foto in libertà 2
Condivido appieno questa frase, anche se nel nostro bel paese a volte fatica ad applicarsi
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Re: Foto in libertà 2
wow ... io Ruvo lo ricordavo solo per le anfore ...
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Re: Foto in libertà 2
Da Ruvo provengono anche diversi gioielli importati dall'Etruria, come la collana nella foto allegata, probabilmente realizzata a Vulci, risalente al 490-480 a.C. Essa è composta da una maglia a fili intrecciata dalla quale partono delle catenelle a cui sono agganciati dei pendenti a teste di satiro, ghiande e fiori di loto, ottenute a stampo e decorate con le tecniche della granulazione e del pulviscolo (guardate il particolare con i gusci delle ghiande e dei boccioli di loto, i capelli dei satiri), nelle quali gli Etruschi erano dei maestri.
In realtà il monile non è una collana perché se notate mancano i ganci di chiusura, ma doveva essere agganciato sul vestito e portato sul petto in modo che fossero ben visibili tutti i pendenti.
In realtà il monile non è una collana perché se notate mancano i ganci di chiusura, ma doveva essere agganciato sul vestito e portato sul petto in modo che fossero ben visibili tutti i pendenti.
Ultima modifica di Andrea_Montanaro il mer 15 set, 2021 14:58, modificato 1 volta in totale.
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Re: Foto in libertà 2
L'ingente richiesta di questi monili da parte delle aristocrazie indigene ha provocato il trasferimento di alcuni artigiani orafi da Vulci a Ruvo. Pertanto sono stati creati dei monili di forma prettamente locale, ma lavorati con le tecniche etrusche.
Si veda la coppia di fermatrecce a cilindro, decorato sul disco più ampio da file di crateri e maschere di Gorgone a sbalzo, mentre lo sfondo è ottenuto con la tecnica del "pulviscolo".
Oppure le fibule (spille per agganciare i lembi delle vesti) con arco a forma di sanguisuga, lunga staffa terminante con una testa di ariete, anche queste decorate con la granulazione.
Tutti questi gioielli sono nel Museo di Napoli, compresa la "collana", altri sono conservati a Londra (British Museum), Parigi (Louvre), San Pietroburgo (Hermitage), Monaco di Baviera e Berlino (Staatliche Antikensammlungen), altri ancora a New York (Metropolitan) e Boston (Museum of Fine Arts).
Si veda la coppia di fermatrecce a cilindro, decorato sul disco più ampio da file di crateri e maschere di Gorgone a sbalzo, mentre lo sfondo è ottenuto con la tecnica del "pulviscolo".
Oppure le fibule (spille per agganciare i lembi delle vesti) con arco a forma di sanguisuga, lunga staffa terminante con una testa di ariete, anche queste decorate con la granulazione.
Tutti questi gioielli sono nel Museo di Napoli, compresa la "collana", altri sono conservati a Londra (British Museum), Parigi (Louvre), San Pietroburgo (Hermitage), Monaco di Baviera e Berlino (Staatliche Antikensammlungen), altri ancora a New York (Metropolitan) e Boston (Museum of Fine Arts).
Ultima modifica di Andrea_Montanaro il mer 15 set, 2021 15:00, modificato 1 volta in totale.
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Re: Foto in libertà 2
Piccola nota tecnica: la granulazione è una tecnica orafa che consiste nel saldare a una lamina, riscaldando un preparato a base di sali di rame e collanti organici, delle piccolissime sfere d’oro. Quando il diametro di queste ultime raggiunge proporzioni microscopiche si parla di ‘pulviscolo’.
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Re: Foto in libertà 2
Che meraviglia!!
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Re: Foto in libertà 2
..... UNA FRITTATA D'ALTRI TEMPI.......
L'avevo detto che lì si devono mettere i biscotti e non le uova....!!
A parte gli scherzi, si tratta di una lekanis attica a vernice nera (ossia una forma ceramica per contenere) della prima metà del V secolo a.C. rinvenuta nella tomba di un guerriero a Rutigliano (Bari). All'interno sono stati trovati questi gusci di uova. Non è inusuale trovare spesso gusci di uova nelle sepolture della Magna Grecia e in quelle italiche. L'uovo è un simbolo orfico di rinascita, prosperità e un augurio di vita eterna nell'Aldilà.
Molto probabilmente è da questa usanza che deriva l'uso odierno delle uova pasquali.
L'avevo detto che lì si devono mettere i biscotti e non le uova....!!
A parte gli scherzi, si tratta di una lekanis attica a vernice nera (ossia una forma ceramica per contenere) della prima metà del V secolo a.C. rinvenuta nella tomba di un guerriero a Rutigliano (Bari). All'interno sono stati trovati questi gusci di uova. Non è inusuale trovare spesso gusci di uova nelle sepolture della Magna Grecia e in quelle italiche. L'uovo è un simbolo orfico di rinascita, prosperità e un augurio di vita eterna nell'Aldilà.
Molto probabilmente è da questa usanza che deriva l'uso odierno delle uova pasquali.
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Re: Foto in libertà 2
Questo si usa per bere, non per mettere le uova...
Un altro esempio, sempre da Rutigliano, in questo caso è stato utilizzato uno skyphos attico a figure rosse (metà del V secolo), una forma per bere il vino, con una scena di libagione, per contenere gusci d'uova. Anche in questo caso, il riferimento alla rinascita e alla vita eterna è chiaro. Questo vaso faceva parte di un corredo ricchissimo (circa 200 oggetti), tra cui almeno 90 vasi in ceramica (vedere la foto) contenuti nel ripostiglio, come servizio per il simposio.
E' cambiata anche la destinazione d'uso da contenitore per vino a contenitore per cibi: questo significa che le popolazioni italiche avevano certamente assimilato le usanze greche, come il simposio e il consumo del vino, ma non in maniera passiva, utilizzando certe forme anche per scopi diversi adattandoli alle proprie esigenze e consuetudini.
Un altro esempio, sempre da Rutigliano, in questo caso è stato utilizzato uno skyphos attico a figure rosse (metà del V secolo), una forma per bere il vino, con una scena di libagione, per contenere gusci d'uova. Anche in questo caso, il riferimento alla rinascita e alla vita eterna è chiaro. Questo vaso faceva parte di un corredo ricchissimo (circa 200 oggetti), tra cui almeno 90 vasi in ceramica (vedere la foto) contenuti nel ripostiglio, come servizio per il simposio.
E' cambiata anche la destinazione d'uso da contenitore per vino a contenitore per cibi: questo significa che le popolazioni italiche avevano certamente assimilato le usanze greche, come il simposio e il consumo del vino, ma non in maniera passiva, utilizzando certe forme anche per scopi diversi adattandoli alle proprie esigenze e consuetudini.
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